Ciao a tutti! con un po’ di ritardo arrivano le foto delle scorse attività e l’articolo su sabato 11.10.2008.
È stata un’attività davvero impegnativa, sia dal punto di vista organizzativo, sia dal punto di vista esecutivo. Nonostante questo ha avuto sicuramente un bel successo e un impatto interessante a livello emotivo, con diversi temi, anche piuttosto seri. Per prima cosa vi lascio la storia che abbiamo usato per quest’attività, nei prossimi giorni inserirò una descrizione dei giochi. A presto
Alla ricerca dell’albero incartato
Dovete sapere che qualche giorno fa noi akele stavamo passeggiando per il bosco quando l’Alice, che ha un buon occhio, ha visto un pezzo di carta dentro un piccolo foro nel tronco di un albero, Marwan ci ha subito detto che era molto molto vecchio e c’era scritta una storia che vi voglio proprio raccontare:
C’era una volta un albero che amava un bambino. Il bambino veniva a visitarlo tutti i giorni.
Raccoglieva le sue foglie con le quali intrecciava delle corone per giocare al re della foresta. Si arrampicava sul suo tronco e dondolava attaccato al suoi rami. Mangiava i suoi frutti e poi, insieme, giocavano a nascondino. Quando era stanco, il bambino si addormentava all’ombra dell’albero, mentre le fronde gli cantavano la ninna nanna. Il bambino amava l’albero con tutto il suo piccolo cuore. E l’albero era felice.
Ma il tempo passò e il bambino crebbe. Ora che il bambino era grande, l’albero rimaneva spesso solo. Un giorno il bambino venne a vedere l’albero e l’albero gli disse: “Avvicinati, bambino mio, arrampicati sul mio tronco e fai l’altalena con i miei rami, mangia i miei frutti, gioca alla mia ombra e sii felice”. “Sono troppo grande ormai per arrampicarmi sugli alberi e per giocare”, disse il bambino. “Io voglio comprarmi delle cose e divertirmi. Voglio dei soldi. Puoi darmi dei soldi?”.
“Mi dispiace”, rispose l’albero “ma io non ho dei soldi. Ho solo foglie e frutti. Prendi i miei frutti, bambino mio, e va’ a venderli in città. Così avrai dei soldi e sarai felice”. Allora il bambino si arrampicò sull’albero, raccolse tutti i frutti e li porto via. E l’albero fu felice.
Ma il bambino rimase molto tempo senza ritornare… E l’albero divenne triste. Poi un giorno il bambino tornò; l’albero tremò di gioia e disse: “Avvicinati, bambino mio, arrampicati sul mio tronco e fai l’altalena con i miei rami e sii felice”. “Ho troppo da fare e non ho tempo di arrampicarmi sugli alberi”, rispose il bambino. “Voglio una casa che mi ripari”, continuò. “Voglio una moglie e voglio dei bambini, ho dunque bisogno di una casa. Puoi danni una casa?”. “Io non ho una casa”, disse l’albero. “La mia casa è il bosco, ma tu puoi tagliare i miei rami e costruirti una casa. Allora sarai felice”. Il bambino tagliò tutti i rami e li portò via per costruirsi una casa. E l’albero fu felice.
Per molto tempo il bambino non venne. Quando ritornò, l’albero era così felice che riusciva a malapena a parlare. “Avvicinati, bambino mio”, mormorò “vieni a giocare”. “Sono troppo vecchio e troppo triste per giocare”, disse il bambino. “Voglio una barca per fuggire lontano di qui. Tu puoi darmi una barca?”. “Taglia il mio tronco e fatti una barca”, disse l’albero. “Così potrai andartene ed essere felice”. Allora il bambino tagliò il tronco e si fece una barca per fuggire. E l’albero fu felice… ma non del tutto.
Molto molto tempo dopo, il bambino tornò ancora. “Mi dispiace, bambino mio”, disse l’albero “ma non resta più niente da donarti… Non ho più frutti”. “I miei denti sono troppo deboli per dei frutti”, disse il bambino. “Non ho più rami”, continuò l’albero “non puoi più dondolarti”.
“Sono troppo vecchio per dondolarmi ai rami”, disse il bambino. “Non ho più il tronco”, disse l’albero. “Non puoi più arrampicarti”. “Sono troppo stanco per arrampicarmi”, disse il bambino. “Sono desolato”, sospirò l’albero. “Vorrei tanto donarti qualcosa… ma non ho più niente. Sono solo un vecchio ceppo. Mi rincresce tanto…”. “Non ho più bisogno di molto, ormai”, disse il bambino. “Solo un posticino tranquillo per sedermi e riposarmi. Mi sento molto stanco”. “Ebbene”, disse l’albero, raddrizzandosi quanto poteva “ebbene, un vecchio ceppo è quel che ci vuole per sedersi e riposarsi. Avvicinati, bambino mio, siediti. Siediti e riposati”. Così fece il bambino.
E l’albero fu felice.”
Questo è quanto accadeva da una parte del bosco, ma dall’altra parte c’era un albero tutto solo, incartato. Nessun uccellino poteva trovare riposo su di lui, nessuno scoiattolo o topolino poteva più ripararvisi nelle notti di pioggia.
Ma non era sempre stato così, un tempo lui era il più socievole e giocoso degli alberi, ma aveva visto tante, troppe cose brutte nel mondo e aveva deciso di chiudersi in se stesso. Si era costruito attorno un recinto di carta e non permetteva a nessuno di avvicinarsi.
Molti furono gli scoiattoli che dovettero cambiare casa e molti gli uccellini che stremati dal lungo volo dovettero scendere a terra rischiando di essere mangiati da qualche gatto e non poterono usufruire dei rami poderosi dell’albero.
Ogni tanto qualche bambino tentava di avvicinarglisi per arrampicarsi, ma l’albero lo respingeva crudelmente facendogli lo sgambetto con le radici.
In verità non era cattivo, solo era molto vecchio e si era convinto che il mondo non valesse più la pena di essere vissuto perché la guerra, la violenza, l’avidità, la gelosia e tutte le altre bruttezze lo avevano rovinato.
Il nostro albero rimase incartato per tanti tanti anni, e a dire il vero lo è tuttora, perché come ben sapete il mondo non è molto migliore di come lo ha lasciato il nostro albero.
Qui finiva la storia, una storia purtroppo senza un lieto fine. Ma c’era ancora un pezzo di testo, che era davvero molto rovinato, per fortuna Marwan è riuscito a ricomporlo, c’era scritto così:
Un giorno, un gruppo di bambini molto capaci, e amanti della vita che li circonda arriveranno nei pressi di un grande bosco che sta perdendo le foglie, dovranno superare prove difficilissime, ma grazie al loro coraggio e al loro amore per il prossimo sapranno arrivare alla fine di questa avventura e troveranno l’albero. La vecchia pianta allora, sentirà come un grande calore che è l’amore che questo gruppo di bambini ha per la natura, solo così si farà scartare, perché capirà che in fondo c’è ancora un bel motivo per vivere. Perché anche se non tutto va bene nella vita c’è sempre qualcuno che ti può aiutare… siamo circondati da tanto male, ma abbiamo sempre un amico pronto a sostenerci e ad aiutarci… grazie alla potenza dell’amicizia salverete l’albero e forse anche un pezzettino di mondo!
Gabbiano